Kazunori Sasaki, attuale presidente delle associazioni Iokai in europa.
Nella tecnica Iokai si riscontra l’equilibrata combinazione di stiramenti, mobilizzazioni e pressioni lungo percorsi
energetici (meridiani) per liberare, stimolare e armonizzare il flusso del Ki.
La ricerca Iokai è partita dalle discipline Taoiste del Do-In e Ankyo, perché furono queste che permisero agli
antichi di scoprire empiricamente l'esistenza dei meridiani. Attraverso la verifica diretta, questa ricerca è stata
ripresa "al tatto" negli aspetti che riguardano le particolarità espressive del meridiano. Qui la diagnosi e
il trattamento non sono mai separati, ma vengono considerati simulaneamente in un continuum di comunicazione, che diventa
l'essenza principale del metodo.
La persona è considerata nella sua totalità di corpo e spirito secondo il principio di “Shin Shin Gaku Do”: il corpo è la casa dello spirito, lo spirito controlla il corpo. In questa inscindibile altalenanza s’inserisce la ricerca Iokai. Quando ci ammaliamo ci accorgiamo che non possiamo separare questi due aspetti. Possiamo solo cercare di penetrare la causa più fisica (yin) o più psicologica (yang) predominante, con uno spirito il più possibile puro e trasparente, per cercare di comunicare con il flusso energetico e di accompagnarlo. In questo senso il praticante impara la sua disciplina grazie al cliente, vale a dire che il paziente è il suo Maestro.
L’obiettivo dello Iokai è espresso dal suo stesso nome, tratto dal testo dell'antico Sutra buddista "Zatsu-agon-kyo” dove IO significa “comprensione della malattia, della sua causa e della cura”. Essere re della medicina, avere la padronanza e la comprensione necessarie per evitare che la malattia ritorni era per Masunaga sensei, fondatore dello Iokai, l’idea di cosa debba realizzarsi attraverso lo shiatsu. KAI significa “associazione” di coloro che si riconoscono in questa ricerca e si impegnano a mettere in comune i risultati raggiunti al fine di perfezionare al meglio la tecnica di un’arte che è molto più di una semplice disciplina manuale.
Intervista di Arie Spruit al sensei Kazunori Sasaki.
Ci può spiegare il significato del logo? All’interno ci sono tre parti. Questo viene ovviamente da San Sai. San Sai é il nome del numero tre in oriente. Significa cielo, terra e vita.
La parte rossa rappresenta l’energia dello Yang, cioè il fuoco. La parte nera é l’energia dello Yin, cioè l’acqua. Il fuoco e l’acqua sono gli elementi principali della vita. L’ultima parte in mezzo é
bianca, neutra. Neutro vuol dire influenzato dallo Yin e dallo Yang insieme. San Sai rappresenta i tre principali componenti della vita; della vita in generale e non solamente della
vita umana; della vita nella sua armonia.
... e all’esterno si vedono petali...
Si, ci sono sette petali. Nell’oriente, ma anche mi sembra nella vecchia tradizione europea, il sette rappresenta l’universo. Dunque all’interno abbiamo la vita e all’esterno abbiamo l’universo.
Così la vita interagisce con l’universo. Perché la IOKAI shiatsu usa questo logo? Vi ricordate la filosofia IOKAI... "Colui che conosce la malattia nella sua origine, il suo sviluppo e nel modo di
curarla..." Se capite veramente queste cose, allora vi accorgete che non si tratta solamente dell’essere umano, ma anche di come influenzare l’ambiente e come interagire con le leggi
universali. é per questa ragione che si usa questo simbolo.
E cosa é scritto sotto?
Questo é I-O-KAI, l’associazione del Re della medicina. Il primo ideogramma (
) é I, che significa medicina. Dopo abbiamo O (
), cioè il Re, e poi troviamo KAI (
), che vuol dire membro o, meglio, associazione.
IO é il Re della medicina ma il suo significato nella tradizione orientale é Buddha. Buddha non é Dio, ma é diverso. Nella concezione buddista, ognuno ha uno spirito di Buddha dentro se stesso.
Invece nel modo di pensare occidentale, essendo sempre obiettivo, Dio si trova sempre fuori, all’esterno di ognuno.
é questa la ragione per la quale dice ogni tanto che lo studio, in un certo senso, é inutile perché tutte le cose delle quali abbiamo bisogno sono dentro di noi, ma che non siamo capaci di vederle?
Si, esattamente. Per esempio, perché siamo capaci di capire gli altri, quando siamo in contatto profondo con il nostro cuore? Proprio perché abbiamo tutto dentro di noi.
Non si tratta di vedere cosa hanno gli altri che non abbiamo noi, ma di sviluppare il contatto con la parte più bella di noi stessi, quella che sa tutto. Quando si parla del Re della medicina che conosce la
malattia, si tratta di noi, noi stessi.
La vostra filosofia é diversa. Specialmente in Europa, si crede sempre che bisogna cercare all’esterno di sé per imparare, per essere perdonato, per vivere.
Credo che la cosa la più importante é di guardare dentro di sé. L’esperienza degli altri può essere utile, soprattutto per capire cosa si può trovare dentro.
Questo é il messaggio principale!
Intervista di Arie Spruit (Gallarate 12/2/2000)